Scenari

Don Mazzi: solidarietà è condivisione

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di Beppe Ceccato

A Milano il 2, 3 e 4 dicembre, per la prima volta negli spazi della Fabbrica del Vapore (Locale ex Cisterne), prenderà vita il Mercato della Solidarietà di don Antonio Mazzi, il cui intero ricavato sarà devoluto alla Fondazione Exodus Onlus della quale don Mazzi è anima, corpo e mente. Sul concetto di solidarietà abbiamo voluto sentire il patròn dell’iniziativa. Il 30 novembre compirà 92 anni, un traguardo che si appresta a tagliare con la vèrve di sempre.

Don Antonio, cos’è davvero la solidarietà, parola abusata?

È condivisione di tutto, anche della povertà, uno stato d’animo fraterno e accogliente. La solidarietà è tale se si condivide in azione. Non dobbiamo, però, confonderla con i gesti solidali, che sono tutt’altra cosa, come per esempio, abbiamo avanzato la pastasciutta, la mandiamo alla Caritas…

Quindi le azioni di solidarietà classiche del periodo natalizio cosa sono?

Sono i gesti. È più facile devolvere con una telefonata qualche euro. Eppure, se condividessimo davvero cambierebbe il modo di stare insieme. Dobbiamo accontentarci e ringraziare.

Cosa fare quindi?

Noi del Terzo settore dobbiamo essere promotori di solidarietà. Questa, poi, può partire dal sindaco del comune, dall’assessore alla sanità, dal presidente della Regione e via via salendo. Bisogna creare una società solidale e lo si può fare solo così. Non vogliamo la carità, il pezzo di pane. Ogni parola deve avere il suo reale significato…

Don, lei è sempre un ottimista. Ma crede davvero che si possa arrivare a un mondo solidale?

Realizzarlo è difficile. Ma ci sono degli esempi nella vita reale: l’imprenditore che dà ai suoi dipendenti un bonus in più è un gesto importante, fa capire al lavoratore che non è lì solo per lo stipendio ma perché fa parte di qualcosa di più importante. Sono ottimista, sì! Ricordati che nessuna azienda perde se diventa solidale. Magari si ritrova con meno soldi ma ci guadagna in collaborazione, rapporti, valori.

Cosa sarebbe necessario per cambiare oggi?

Innanzitutto che finisse questa guerra stranissima e poi che avessimo la forza di voltarci indietro e imparare che quando si sta bene, si sta bene due volte e quando si sta male, si sta male due volte. Dobbiamo dare a questi adolescenti non contenti del presente e che non vedono un futuro, la certezza di una vita.