La Settimana Internazionale

Riparte la battaglia sul gas e la UE stringe sulle rinnovabili

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A cura di Lorenzo Consoli

La Commissione europea ha finalmente presentato, il 22 ottobre a Strasburgo, la sua proposta per un tetto al prezzo “dinamico” del gas importato nell’Ue, ma questo “meccanismo di correzione del mercato” appare estremamente difficile da applicare in pratica: dovrebbe essere attivabile dal primo gennaio 2023, ha carattere d’emergenza e temporaneo (è previsto per un solo anno), e potrà essere attuato solo in presenza di una serie di precise condizioni.

Il tetto al prezzo del gas proposto dalla Commissione è fissato al livello di 275 euro per Mwh, e si applicherebbe ai derivati a un mese nella borsa Ttf di Amsterdam; ma perché sia attivato il meccanismo di correzione è necessario che il superamento di questo limite si verifichi per almeno due settimane di seguito. Inoltre, deve verificarsi anche, contemporaneamente e per almeno 10 giorni consecutivi, una divergenza (“spread”) di almeno 58 euro fra il prezzo spot del gas nella Ttf e un prezzo di riferimento per il gas naturale liquefatto (Gnl), calcolato su una media giornaliera di un paniere di indicatori.

Se e quando si verificheranno tutte queste condizioni il meccanismo potrà essere attivato direttamente e immediatamente dalla Commissione, con un divieto di eseguire gli ordini di derivati a un mese nella borsa Ttf con un prezzo superiore al tetto stabilito.

L’obiettivo principale del tetto al prezzo doveva essere quello di evitare situazioni come quella verificatasi nelle due ultime settimane dell’agosto scorso, quando il gas era arrivato a costare fino a 320 euro per Mwh. Ma fonti qualificate della Commissione hanno ammesso che il meccanismo di correzione del mercato, così come è concepito, non sarebbe applicato a una situazione analoga, se dovesse ripetersi.

«Gli episodi di agosto erano di natura simile a quelli che prevediamo di affrontare con il meccanismo proposto, ma non avrebbero effettivamente innescato la correzione di mercato» hanno spiegato le fonti, aggiungendo che il meccanismo è stato progettato «per anticipare e scoraggiare eventi simili in futuro» ma «rispettando anche le tutele previste dal Consiglio europeo (del 20-21 ottobre, ndr) in termini di sicurezza dell’approvvigionamento e della domanda di gas» che non deve aumentare in conseguenza del tetto al prezzo. In sostanza, ad agosto non si era verificata la permanenza per almeno due settimane dei picchi di prezzo oltre il tetto, che la proposta ha fissato a 275 euro.

Questa contraddizione nella proposta della Commissione è destinata a riaccendere la controversia tra gli Stati membri, che in maggioranza (16 su 27) chiedevano il tetto al prezzo del gas proprio per evitare  che si ripetessero i picchi di agosto. Sarà probabilmente il negoziato fra gli Stati membri, ora, a cercare una soluzione più praticabile, puntando probabilmente a una riduzione della durata delle anomalie di mercato che l’esecutivo comunitario considera indispensabile per attivare il meccanismo. Ma sarà difficile convincere i due Paesi, la Germania e l’Olanda, che fin dall’inizio si sono opposti con determinazione all’idea stessa del price cap.

Nel frattempo, il 10 novembre la Commissione ha proposto altre regole d’emergenza per accelerare le procedure di autorizzazione all’installazione di alcuni tipi di impianti per la produzione di energie rinnovabili. Secondo il nuovo regolamento, gli impianti di produzione di energia rinnovabile saranno ritenuti “di rilevante interesse pubblico”. Questo consentirà di applicare alle procedure autorizzative una valutazione d’impatto ambientale semplificata. In particolare, l’installazione di impianti per l’energia solare su strutture artificiali, come gli edifici, e i relativi impianti di stoccaggio e connessioni alla rete, dovranno essere autorizzata entro un periodo massimo di un mese. Verrà applicato, inoltre, il principio del “silenzio assenso” nel caso in cui le amministrazioni non rispondano nei tempi previsti.

Viene inoltre semplificato il processo di autorizzazione per i progetti di  potenziamento degli impianti esistenti di energia rinnovabile: tutte le valutazioni ambientali pertinenti dovranno essere completate entro sei mesi, ed essere limitate ai potenziali effetti derivanti dalla trasformazione o dall’ampliamento realizzati rispetto al progetto originario.

Infine, per stimolare la diffusione delle pompe di calore, una tecnologia per il  riscaldamento e raffrescamento che permette di ridurre in modo significativo l’uso del gas nell’industria e negli edifici, la Commissione propone di accelerare le autorizzazioni introducendo un periodo massimo di tre mesi per completare la procedura.