Scenari

Delmastro: “Per la giustizia tributaria non siamo cittadini ma sudditi”

Scritto il

di Claudio Brachino

Per molti  analisti la partita sulla Giustizia è quella decisiva per cambiare il paese, anche più delle questioni economiche. È daccordo?

D’accordissimo: la giustizia italiana è uno dei grandi malati del sistema pubblico italiano. Eppure pochi settori della vita pubblica come la Giustizia designano il reale rapporto fra cittadini e Stato.

La giustizia penale attiene a garanzie di libertà e ad esigenze di sicurezza sociale; la giustizia civile, con la sua cronica lentezza, scoraggia investimenti domestici ed esteri, rallenta e rende incerti i traffici giuridici, costa complessivamente, a seconda delle rilevazioni, uno o due punti percentuali del Pil; la giustizia tributaria, con i suoi giudici non indipendenti e nominati dal Mef e con l’inversione dell’onere della prova, ha tratti da giustizia medievale per sudditi e non liberale per cittadini.

Il Ministro Nordio ha cominciato con le intercettazioni e apriti cielo, poco prima di queste righe lAnm ha definito illiberale la sua idea di riforma. Ma Nordio non faceva parte della Fondazione Einaudi, che fa della cultura liberale un pilastro?

Accusare il Ministro Nordio di illiberalismo è grottesco e parossistico. La cultura, non solo giuridica, di Nordio è intrisa di liberalismo. Proprio perché liberale Nordio ha posto il grandissimo tema dell’uso distorto delle intercettazioni e del cortocircuito mediatico per cui interi stralci di intercettazioni, spesso di nessuna rilevanza penale e attinenti a fatti personalissimi, vengono integralmente pubblicate sui giornali per delegittimare le persone.

La polemica scaturita è assolutamente surreale e completamente strumentale: nessuno ha mai negato lo straordinario valore delle intercettazioni nelle indagini penali per fronteggiare la criminalità, ma semplicemente è stato precisato che la loro pubblicazione, spesso senza alcun interesse pubblico, ma solo volta alla demonizzazione e alla aggressione del patrimonio morale e personale degli intercettati è inaccettabile.

Chi vuole utilizzare le intercettazioni per le indagini penali non ha nulla da temere dal centrodestra, chi vuole utilizzare le intercettazioni, impropriamente e illegittimamente, per la gogna mediatica, viceversa, si deve arrendere: porremo liberalmente fine allo scempio delle gogne giudiziario-mediatiche.

Parliamo tutto il giorno di Europa, ma cosa ci chiede esattamente lEuropa sulla giustizia in relazione al PNRR?

L’Europa non ha chiesto nulla di particolare se non l’accelerazione del processo penale e civile, sul presupposto che “giustizia ritardata è giustizia denegata” e che, oggi, la giustizia non accompagna, ma frena crescita e investimenti.

Le varie riforme Cartabia non hanno colto il segno. La riforma della giustizia penale rischia di allungare i tempi della giustizia, senza ripristinare, dopo l’infausta e giuridicamente sgrammaticata parentesi bonafediana che ha disegnato un universo concentrazionario di indagati e imputati a vita, la prescrizione a tutela dei cittadini. La riforma della giustizia civile non ha introdotto alcuna sanzione per le lungaggini che certamente non dipendono dal mondo dell’avvocatura. La giustizia tributaria rimane una giustizia medievale per sudditi piuttosto che liberale per cittadini senza che sia stato affrontato il tema gravissimo dell’inversione dell’onere della prova a carico di partite iva e imprese e il tema paradossale della non indipendenza del Giudice alla cui nomina concorre una delle parti in giudizio: il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

La riforma della Giustizia non si può fare a costo zero: è necessario investire sull’organico dei magistrati e dei funzionari amministrativi, magari anche utilizzando correttamente i magistrati onorari, oggi clamorosamente allontanati proprio dalla riforma Cartabia dalle aule di giustizia.

La giustizia penale è quella che divide, anche duramente, il paese da Tangentopoli, ma si parla poco di quella civile, ritardi e soldi che mettono in crisi persone e aziende.

I ritardi della giustizia civile ci costano, come già detto, fra un punto e due punti del PIL. Una giustizia civile lenta scoraggia gli investimenti esteri, frena la crescita industriale e commerciale interna, rende incerti i traffici giuridici. Sarebbe stato necessario immaginare sanzioni processuali per la lentezza, viceversa il Ministro Cartabia ha posto ogni onere in capo all’avvocatura che incide marginalmente sui tempi del processo. Ancora è stato esaltato il processo telematico che certamente aiuta a velocizzare il processo, ma si tratta pur sempre di nozze con i fichi secchi: è necessario investire su piante organiche di magistrati e personale amministrativo per adeguarci banalmente alla media europea.

Lei è stato eletto nel distretto di Biella, storico territorio delle Pmi del tessile. Spesso per le Pmi lo Stato è nemico proprio a causa di burocrazia e malagiustizia. È così ?

La malagiustizia più avvertita da imprese e partite iva forse è proprio nel campo della giustizia tributaria. Provo a raccontare il calvario di una qualsiasi partita iva o impresa che abbia la disavventura di imbattersi nella giustizia tributaria. È quasi un racconto dell’orrore. L’Agenzia delle entrate, con strumenti induttivi e deduttivi, addebita una presunta evasione. Il contribuente dovrà dare lui la prova di non essere evasore. L’udienza spesso viene tenuta presso l’Agenzia delle entrate, a proposito della indipendenza del Giudice. Il Ministero dell’Economia e della Finanza che, sulla base di strumenti induttivi e presuntivi, accusa il contribuente di aver evaso concorre nella nomina e nella carriera del Giudice che dovrà emettere la sentenza.

È necessario commentare? È davvero un’iperbole sostenere che il cittadino viene trattato da suddito?

Riforma del codice degli appalti, molto voluta da Fratelli dItalia e Lega. Un capitolo  decisivo per la nostra economia. Anche qui uno scontro di visioni. Liberalizzare, semplificare, significa per le opposizioni facilitare lillegalità. E invece ?

La riforma del codice degli appalti non solo è essenziale per portare a termine il PNRR e non perdere sovvenzioni e prestiti, ma per rilanciare in genere una nazione inchiodata da procedure lente e farraginose. Ma v’è di più! L’illegalità e la corruzione vengono alimentate dalla selva di norme e procedure: poche, chiare e trasparenti regole non solo sono la benzina di cui ha bisogno l’Italia per correre, ma sono il più potente antidoto alla illegalità diffusa. La corruzione non cresce nella certezza di poche e chiare regole, ma trova alimento proprio dalla pluralità e dalla contraddittorietà delle normative. In questo senso, per una strana eterogenesi dei fini, sono convinto, senza alcun gusto del paradosso, che la corruzione abbia tratto beneficio dalla infinita sequela di norme anticorruzione che in questi anni sono cresciute a dismisura.