Finanza e Risparmio

Primo successo italiano nella partita UE sui migranti

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di Silvio Magnozzi

Una delle partite politiche che il governo sta giocando in questo inizio di legislatura riguarda il tema dell’immigrazione, degli sbarchi, dell’accoglienza e della redistribuzione negli altri Paesi Ue di quanti arrivano dall’Africa in Italia. Su questo argomento si è consumato, nei fatti, lo strappo tra la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e il presidente francese Emmanuel Macron, in particolare rispetto alla destinazione dei porti di sbarco. Ma su questo stesso argomento – e non sembri un paradosso – si potrebbe realizzare la prima importante vittoria politica del centrodestra italiano in Unione europea.

Le premesse non mancano.

La prima, piuttosto ovvia, è che l’accoglienza dei migranti che sbarcano nei Paesi europei affacciati sul Mediterraneo riguarda in realtà tutti i membri Ue e non solo quelli più esposti al mare.

La seconda premessa invece riguarda un primo successo politico che l’Italia sembra aver già ottenuto in sede europea, ovvero il via libera per il 9 e il 10 febbraio del 2023 – come richiesto appunto dal nostro Esecutivo – di un vertice straordinario sull’immigrazione che si terrà a Bruxelles. Nei giorni scorsi a dare la notizia è stato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, sottolineando che l’argomento delle migrazioni rappresenta una questione centrale per l’Unione europea, che la necessità di affrontarlo in un modo nuovo rispetto al passato da parte dei Paesi Ue è stata sollevata “da diversi leader” europei e per questo il vertice previsto per il febbraio del prossimo anno dovrà servire a discuterne in modo approfondito.

Al di là delle parole usate dal presidente Michel la sostanza di un cambio nelle politiche migratorie europee è anzitutto materia politica e di rapporti tra i Paesi membri, la cui mappa può essenzialmente essere suddivisa in quattro grandi aree i cui interessi, rispetto all’argomento immigrazione, non collimano ma andranno fatti convergere – e l’Italia dovrà adoperarsi per questo, se vuole avere successo – per cambiare l’odierna politica migratoria Ue.

  1. La prima area riguarda i Paesi sul Mediterraneo, che affrontano gli sbarchi e di cui l’Italia fa parte.
  2. La seconda area invece comprende i tre Paesi chiave dell’Unione europea + 1, Germania, Francia e Italia più la Spagna.
  3. La terza invece le nazioni del nord Europa.
  4. E, infine, la quarta, i paesi dell’Est Europa. Ebbene, trovare una sintesi ai diversi interessi di queste quattro macroaree Ue significherebbe davvero cambiar politica.

Non si tratta di una sfida facile visto che ovviamente il Nord e l’Est Europa sono attenti soprattutto al numero dei trasferimenti secondari dei migranti, non avendo a che fare con gli sbarchi.

Un cambio sostanziale nella politica migratoria Ue, dunque, per l’Italia potrà arrivare partendo da un’intesa coi Paesi mediterranei (che in parte già c’è perché il governo Meloni ha fatto asse con Grecia, Malta e Cipro) ma soprattutto da un accordo a quattro con, oltre all’Italia, la Germania, la Francia e la Spagna.

Per lavorare con speranze di successo a tale scopo è necessario che il governo italiano di centrodestra superi le tensioni con la Francia di Macron e prima del vertice di febbraio riesca a stilare i suoi obbiettivi, condividendoli il più possibile con Berlino, Parigi e Madrid.

Una sfida politica e anche diplomatica non facile ma necessaria. Vincerla, se il centrodestra ce la farà, rappresenterebbe il primo vero successo europeo di Giorgia Meloni premier.